Andare allo stadio dovrebbe essere un’esperienza alla portata di tutti, un momento di aggregazione popolare in cui tifosi di ogni estrazione sociale si riuniscono per sostenere la propria squadra del cuore. Tuttavia, c’è un aspetto che sta diventando sempre più proibitivo: il costo del cibo e delle bevande all’interno degli impianti sportivi.
Un caffè a 2 euro, un hot dog a 5 euro, una bottiglietta d’acqua a 3 euro: prezzi che fanno sembrare una semplice merenda allo stadio un vero e proprio lusso. Se poi si aggiungono bibite, snack o un panino più sostanzioso, il conto può salire vertiginosamente. Chi va allo stadio regolarmente sa bene che, oltre al costo del biglietto, deve mettere in conto una spesa extra non indifferente solo per mangiare qualcosa durante la partita.
Ma perché il cibo da stadio è così costoso?
Una delle ragioni principali è il monopolio delle concessioni: all’interno degli impianti sportivi non c’è concorrenza, quindi i pochi punti ristoro presenti possono permettersi di applicare prezzi elevati senza temere la concorrenza dei bar o ristoranti esterni. Inoltre, gli stadi spesso affidano la gestione della ristorazione a grandi aziende che, a loro volta, devono pagare alte commissioni per ottenere l’esclusiva.
A questo si aggiunge il fatto che i tifosi, una volta dentro lo stadio, hanno poche alternative: non possono uscire per comprare cibo a prezzi più accessibili e sono quindi costretti ad accettare i prezzi imposti.
Questo fenomeno stride con la natura stessa dello stadio, che dovrebbe essere un luogo popolare, aperto a tutti, senza discriminazioni economiche. In altri Paesi, alcune società stanno cercando di invertire questa tendenza. Negli Stati Uniti, per esempio, alcune squadre hanno sperimentato il “fan-friendly pricing”, riducendo i costi di cibo e bevande per rendere l’esperienza più accessibile e, in molti casi, aumentando addirittura i guadagni grazie a un maggior numero di vendite.
Forse è arrivato il momento che anche in Italia si inizi a ripensare il modello di ristorazione negli stadi, affinché il tifoso non si senta costretto a scegliere tra sostenere la propria squadra e potersi permettere uno spuntino durante la partita.